Oggi vi parlo di un romanzo che mi è piaciuto davvero molto, soprattutto a livello critico e che mai avrei immaginato di apprezzare così tanto. Sto parlando di Stoner, romanzo di John Williams edito Fazi Editore.
La verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affettp, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. E’ il caso che abbiamo davanti.
Le parole di Peter Cameron, espresse nella Postfazione a Stoner, sono illuminanti e quanto mai veritiere.
Questo perché Stoner non è un romanzo che racconta le gesta eroiche di un grande uomo, ma è la storia di un uomo qualunque e con una vita che sembra essere piatta e desolata.
Eppure, mentre leggevo, cresceva in me un certo affetto e vicinanza per quest’uomo che pian piano mi hanno fatto amare questo romanzo.
Stoner proviene da una realtà rurale; studia all’ Università del Missouri dove poi insegna per tutta la vita; è infelicemente sposato con Edith e ha sporadici rapporti con la figlia Grace. Totalmente immerso nel proprio lavoro, non ha particolari rapporti di amicizia se non con due colleghi, uno dei quali muore molto giovane.
Stoner trascorre una vita monotona e passiva, senza particolari gioie e successi personali o professionali.
All’ apparenza può sembrare un romanzo mediocre e di poca rilevanza, ma è proprio questo il grande valore dell’opera: la capacità dell’autore di raccontarci una storia profonda, intima e appassionante anche se gli eventi che la caratterizzano non sono fenomenali o particolarmente significativi.
È l’atteggiamento stoico, imperturbabile e passivo di Stoner a farci appassionare a lui e alla sua storia.
Per me è stato come prenderlo per mano e accompagnarlo nel corso delle pagine, un vecchio amico che ricorda una vita passata.
Una bella prosa, sobria e pulita.
Una narrazione che riesce a catturare gli attimi di una realtà complessa con limpida chiarezza.
Un testo che consiglio di leggere, specialmente da un punto di vista critico.