Tutta la mia vita non era stata che tenebre e abissi, ma io non ero parte di quelle acque oscure. Ero soltanto una delle creature che la abitavano.
Circe. Una dea, una ninfa, una donna che ama in modo passionale e senza riserve, isolata ed esiliata, forgia la sua corazza una delusione alla volta.
Conosciuta come “dea tremenda dalla voce umana” dell’Odissea, Madeline Miller ne riscrive l’esistenza divina, trasformandola in un’eroina, una donna forte che nonostante i difetti e le delusioni, sa amare profondamente e come una fenice rinasce più e più volte dalle sue stesse ceneri. Un vero e proprio studio intimo della dea-ninfa figlia del titano dio del sole Elios e della ninfa oceanina Perseide.
La sua famiglia la disprezza, la deride e la confina. Esiliata sull’isola di Eea, imparerà presto le arti magiche, dote che affina col tempo grazie a volontà e fatica.
Si crea la sua indipendenza interiore e sceglie il proprio destino.
C’è molta umanità nella sua figura, un’estrema passione e volontà, non ha solo una voce da mortale.
Una rivisitazione del mito davvero accurata e arguta. Si nota come ci sia un approfondito e meticoloso studio della mitologia greca e delle varie versioni dei miti (non per niente Madeline Miller ha conseguito un dottorato in lettere classiche alla Brown ed è ricercatrice e insegnante, non scordiamolo!).
Una storia che mi ha appassionata fin dalle prime pagine, che ci racconta tutto sul prima e dopo l’incontro con Odisseo (Ulisse), dove la narrazione scorre attraverso un linguaggio articolato e ricercato e figure metaforiche bellissime!
Dire che questo libro mi è piaciuto è un eufemismo, l’ho praticamente divorato pagina dopo pagina, emozione dopo emozione.